Certosa di Firenze – Comunità di San Leolino
«Vicario del Dio della pace»
Ricordando Pio VII alla Certosa
nel 200° della morte (1823-2023)
Certosa di Firenze, Sala Pio VI
Sabato 13 maggio 2023
Programma del convegno
Ore 10, introduzioni ai lavori
Card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze
Bernard Ardura, Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche
Vito Nardin, Direttore del Centro di Studi Casa Natale del beato Antonio Rosmini
Cristina d’Ottaviano Chiaramonti, pronipote di Pio VII
Ore 10.30, interventi
Silvio Balloni, Silvio Balloni, studioso di storia e cultura italiana del XIX secolo
Pio VII e la Certosa di Firenze
Pierantonio Piatti, segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche
Il servo di Dio Pio VII verso gli altari
Carmelo Mezzasalma, superiore della Comunità di San Leolino
La Certosa di Firenze, luogo di santità
Alessandro Andreini, membro della Comunità di San Leolino
Il panegirico di Pio VII del beato Antonio Rosmini
Le ragioni di un convegno
Tra le molte figure di cui la Certosa di Firenze fa memoria spiccano senza dubbio i due pontefici Pio VI e Pio VII che vi sono stati ospiti negli anni dolorosi della loro rispettiva prigionia da parte di Napoleone. In particolare, l’occasione del duecentesimo anniversario della morte, ci invita a dedicare speciale attenzione al servo di Dio papa Pio VII Chiaramonti, di cui si è avviata la fase diocesana del processo per la canonizzazione, attualmente in corso nella sua città natale, Cesena.
Nato nel 1742, al secolo Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti, divenne monaco presso il monastero benedettino di S. Maria del Monte a Cesena, prendendo il nome di Gregorio. Portato particolarmente per gli studi, si formò prima a Padova e poi a Roma dove, dopo alcuni anni di insegnamento in cui si distinse per la vastità di interessi e la sua apertura nei confronti della cultura del suo tempo – non temeva di far sapere che nella sua biblioteca figurava anche l’Enciclopédie di d’Alambert –, papa Pio VI Braschi, suo concittadino e amico, divenne priore dell’Abbazia di S. Paolo fuori le Mura. Consacrato successivamente vescovo di Tivoli, fu creato cardinale nel 1785 e trasferito alla sede di Imola.
Venne eletto vescovo di Roma, duecentocinquantesimo successore di Pietro alla guida della Chiesa cattolica, il 14 marzo 1800, in un contrastato conclave tenutosi a Venezia per via della temporanea dissoluzione dello Stato pontificio e diviso riguardo alla posizione da assumere nei confronti della Francia e di Napoleone. Il suo stesso pontificato fu profondamente segnato dalla delicatissima situazione storica. Concluse con Napoleone il famoso concordato del 1801 e seppe coraggiosamente tenere testa all’imperatore per preservare l’indipendenza spirituale del papato. Pagò ben presto la sua resistenza con un lungo esilio a Savona e a Fontainebleau (1809-1814), proprio nel luogo dove il suo predecessore Pio VI era infine morto dopo i nove mesi trascorsi in Certosa. La sua fermezza di fronte a Napoleone e i suoi coraggiosi viaggi tra la Francia e l’Italia gli valsero, all’indomani della caduta dell’aquila imperiale, un’immensa fama in tutta Europa. Per altro, come ha sottolineato Jean-Marc Ticchi nella recente biografia di Pio VII edita in francese (Pie VII. Le pape vainqueur de Napoléon?, Perrin, Paris 2022), nonostante l’acceso conflitto con Napoleone, papa Chiaramonti fu l’unica personalità del suo tempo a chiedere una mitigazione delle condizioni di detenzione dell’imperatore a S. Elena. Né va dimenticato che fu proprio papa Pio VII a decretare, il 7 agosto 1814, la restaurazione della Compagnia di Gesù dopo la drammatica soppressione del 1773. A tutti gli effetti, un papa che visse al vivo e con grande altezza spirituale quel confronto con la modernità che avrebbe segnato la storia e la vita della Chiesa fino a oggi.
Pio VII a Firenze e in Toscana
L’incontro sarà anche l’occasione per presentare il volume che Silvio Balloni ha dedicato a Pio VII a Firenze e in Toscana. I cinque viaggi di papa Chiaramonti dal 1804 al 1815 (Società Editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena 2019). Nel volume, spiega l’autore, «sono ricostruite le vicende che hanno scandito i cinque passaggi in Toscana di papa Pio VII, che lo attestano come colui che più di ogni altro pontefice è stato presente a Firenze. Ampie ragioni di politica internazionale, e sottili valutazioni di ambito ecclesiale si intrecciano alle strategie familiari del patriziato toscano nel determinare la diversa tipologia dei cinque viaggi di Pio VII: a partire dai primi due del biennio 1804-1805, attentamente pianificati dalla cattolicissima Maria Luisa di Borbone, e scaturiti dall’andata e ritorno del pontefice a Parigi per l’incoronazione imperiale di Napoleone, passando per la brevissima ma intensa presenza di Pio VII, ormai prigioniero dell’imperatore, alla Certosa fiorentina nel 1809, sino agli ultimi due passaggi a Firenze del 1815, resi necessari dalla fuga di Napoleone dall’Elba e dall’occupazione di Roma da parte di Gioacchino Murat, prima della definitiva restaurazione di Pio VII nei suoi domini. Spicca, sul tumulto e la storica complessità degli eventi, l’aura ora energica e intransigente, ora dolce e mansueta di Pio VII Chiaramonti, capace di attrarre a sé i fedeli in quei bagni di folla ai quali siamo oggi abituati ad associare la figura pubblica del pontefice, e che a Firenze si verificarono numerosi, dando vita a episodi di festante devozione collettiva, in cui egli si offrì al popolo come il primo papa carismatico della storia».
Per informazioni, scrivere a certosadifirenze@gmail.com, oppure telefonare al numero 055 2049226.