Convegno di studi
su Sergio Quinzio (1927-1996)
filosofo e scrittore cristianoComunità di San Leolino
Centro di Studi sulla Cooperazione «Arcangelo Cammarata»
Centro di Ricerca «Letteratura e Cultura dell’Italia unita»
dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano
Fondazione Girolomoni-Monastero di Montebello
VENERDÌ 3 MAGGIO 2019
Firenze, Sala dell’Appartamento papale
nella Certosa di S. Lorenzo al Galluzzo
Ore 16
Saluti
CARD. GIUSEPPE BETORI, arcivescovo di Firenze
PRIMA SESSIONE – ORE 16.30-19
In dialogo con la Parola
Presiede i lavori CARMELO MEZZASALMA, docente di Letteratura italiana presso l’Istituto «Marsilio Ficino» di Figline Valdarno
Quale Bibbia?
PIERO STEFANI, docente di Bibbia e cultura presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano
Della sconfitta di Dio e del limite dell’antropologia cristiana. Tra scenario apocalittico ed esistenza del male
ANGELO PASSARO, docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica di Palermo
Teologia dell’ora nona
MASSIMO IIRITANO, Collaboratore alla cattedra di Filosofia politica presso l’Università della Calabria
SABATO 4 MAGGIO 2019
SECONDA SESSIONE – ORE 10-12.30
Nella prova della storia
Presiede i lavori PIERO STEFANI
Pensare il Dio cristiano nel tempo della secolarizzazione
CARMELO MEZZASALMA
Il Regno di Dio e lo scandalo del male
CLAUDIO CIANCIO, docente di Filosofia teoretica presso l’Università del Piemonte orientale
Ricordo di un amico
Conversazione con GABRIELLA CARAMORE, MAURIZIO CIAMPA, SERGIO GIVONE
TERZA SESSIONE – ORE 15.30-18
La sfida della fede
Presiede i lavori SERGIO GIVONE
Restar “saldi nella fede” (1Cor 16,13)
DANIELE GAROTA, scrittore
Et resurrexit: una fede paradossale
SALVATORE NATOLI, docente di Filosofia della politica presso l’Università degli Studi di Milano
L’attesa del Regno
RITA FULCO, Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore di Pisa
Conclusioni
CARMELO MEZZASALMA
Le ragioni di un convegno
Capace come pochi di interrogarsi con coraggio e radicalità sul senso e la possibilità della fede cristiana nel nostro tempo, la ricerca spirituale e intellettuale di Sergio Quinzio risulta particolarmente preziosa proprio per tentare di articolare prospettive significative dentro il “cambiamento d’epoca” che stiamo attraversando. La sua inquietudine mai pacificata, il suo metodico rifiuto di ogni soluzione a buon mercato, infatti, gli hanno permesso di avvicinarsi all’essenza stessa dell’esperienza cristiana e di dare il suo prezioso contributo per la demolizione di tutte quelle forme di idolatria e di precomprensione che, ieri come oggi, impediscono alla fecondità della fede di mostrarsi in tutta la sua libertà e creatività.
Nato ad Alassio (Savona) il 5 maggio 1927, le radici del suo percorso spirituale risalgono agli anni di formazione presso l’Istituto Don Bosco della sua città: un’angusta educazione religiosa e culturale che rimarrà un paradossale punto di confronto per misurare i successivi mutamenti avvenuti nella sua visione della fede. E fin da quando, nel 1944, precettato dai tedeschi per lavorare nel locale obitorio, fa esperienza ravvicinata della morte e sviluppa una visione particolarmente tragica della vita. Impossibilitato a completare gli studi prima di ingegneria e poi di filosofia, nel 1949 entra nella guardia di Finanza, prestandovi servizio fino al 1967.
È proprio durante il primo anno di lavoro che, nelle lettere al fratello Patrizio Flavio – confluite nel primo libro, Diario profetico (Milano 1958) –, inizia a elaborare il suo originalissimo pensiero religioso: una visione radicalmente escatologica della fede cristiana, accompagnata da una lettura apocalittica della storia in costante e libero dialogo con la Bibbia, da cui mutua soprattutto l’attesa delle «cose ultime». Negli anni Cinquanta, inizia brevi collaborazioni con alcune riviste, tra cui «L’Ultima» e «Tempo presente» : un’attività che gli procura l’attenzione di Roberto Bazlen e la successiva e prolungata collaborazione con Adelphi, il cui primo frutto è Cristianesimo dell’inizio e della fine (1967), in dialogo con il vangelo di Marco. È in relazione ai temi di questo studio che prende avvio anche la corrispondenza epistolare con Guido Ceronetti, continuata per tutta la vita e oggi raccolta in volume: G. Ceronetti-S. Quinzio, Un tentativo di colmare l’abisso. Lettere 1968-1996 (Milano 2014).
Esperienza cruciale e drammatica nell’esistenza di Quinzio è, senza dubbio, la morte prematura dell’amata moglie Stefania Barbareschi, nel febbraio 1970, ad appena quattro anni dalla nascita della loro unica figlia Pia. Un amore e una morte vissuti all’insegna di una fede tragica e assoluta, proiettata verso la fine della storia, l’avvento del regno di Dio e la risurrezione dei morti: una vicenda ripercorsa nel libro L’incoronazione, pubblicato in forma privata nel 1971 e che lo spinge alla realizzazione della sua opera più impegnativa, Un commento alla Bibbia, in quattro volumi usciti tra il 1972 e il 1976. Un testo composto per lo più a Isola del Piano, nelle Marche, dove conosce l’allora sindaco Gino Girolomoni e frequenta il ristretto gruppo di giovani costituitosi attorno all’ex monastero di Montebello. È in questi anni che incontra la seconda moglie, Anna Giannatiempo, all’epoca assistente di Cornelio Fabro all’Università di Perugia. Il matrimonio si celebra a Roma nel 1976, ma la coppia vi si stabilisce solo undici anni più tardi.
Inizia qui l’ultima e più conosciuta fase dell’attività pubblica di Quinzio, la cui produzione saggistica gode di un’attenzione crescente e lo lega a filosofi come Massimo Cacciari, Salvatore Natoli, Sergio Givone e Gianni Vattimo. Nei testi di questi anni – tra i quali ricordiamo La fede sepolta (Milano 1978), Dalla gola del leone (Milano 1980), La croce e il nulla (Milano 1984), Radici ebraiche del moderno (Milano 1990) – Quinzio sviluppa una riflessione che affianca l’idea filosofica di nichilismo e quella teologica di kènosis e si spinge – soprattutto in La sconfitta di Dio (Milano 1993) e Mysterium iniquitatis (Milano 1995), dove è contenuta anche una singolare prova “letteraria” relativa alla vicenda dell’ultimo papa Pietro II – a comprendere il fallimento storico della Chiesa come passaggio necessario per accedere a una salvezza percepita come povera e debole. Sono anni di una significativa presenza anche sui quotidiani, da «La Stampa» a «Il Corriere della Sera», in cui mostra un’assai apprezzata capacità di leggere gli avvenimenti alla luce della fede, ben distante dal consueto approccio giornalistico. Sergio Quinzio chiude la sua vicenda terrena a Roma, il 22 marzo 1996: nell’omelia per i funerali, il cardinale Achille Silvestrini attesta, fra l’altro, la profonda autenticità della sua fede.
Anche attraverso la testimonianza di alcuni dei suoi amici e compagni di viaggio, nonché il contributo di vari studiosi del suo pensiero, il convegno intende mettere particolarmente a fuoco l’ansia di verità e la carica profetica del pensiero di Sergio Quinzio, tentando di fare tesoro delle sue coraggiose provocazioni così come del suo libero e originalissimo approccio alla Scrittura: a quasi venticinque anni dalla morte, rileggiamo una ricerca spirituale che ha ancora molto da dire al nostro tempo profondamente secolarizzato al quale, come avrebbe detto il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, solo “il Dio sofferente”, che è stato anche di Sergio Quinzio, ha ancora la forza di dire una parola di verità e di amore.
«Quale creatività spirituale
a servizio della cultura» / 10
Alla memoria di mons. Cataldo Naro
INFORMAZIONI
COMUNITÀ DI SAN LEOLINO
via di S. Leolino 1, 50022 Panzano in Chianti
tel. e fax 055 852003 – e-mail info@sanleolino.org
www.sanleolino.org